"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

16 gen 2018

SWEDISH DEATH METAL STORY - Guida pratica in dieci puntate - Capitolo 6: LE MIGLIORI 10 SONGS (PIU' UNA) DELLO S.D.M. (Parte II)



Continuiamo la nostra compilation con le migliori 10 songs dello SDM.

Ci eravamo lasciati alla numero 6 con i Carbonized. E continuiamo con i...

7. SEANCE – “The blessing of death” da “Fornever laid to rest” (giugno 1992)

Dietro i Seance da Linköping c’è un musicista di prim’ordine: quel Patrick Jensen, già Orchriste (ottima band proto-death che non fuoriuscì mai dall’underground degli anni ottanta) e futuro The Haunted e Witchery. Con i Seance Jensen farà cose mirabolanti, senza ottenere, ahilui, un gran responso commerciale. Rispetto alle death metal band coeve i Nostri si distaccavano per proporre un death di chiara ispirazione floridiana. I Deicide, ma anche i Malevolent Creation, infatti erano sicuramente il più chiaro punto di riferimento dei Seance, riferimenti riscontrabili nel growling profondo di Johan Larsson e in un death privo di melodia e di quel “calore” che ha sempre distinto il death europeo da quello americano. Questo loro debut è lungo appena 31’ e racchiude in sé una potenza devastante: in "Fornever Laid To Rest" c’è freddezza, distacco, calcolo. E anche grande tecnica. Forse manca un pò di originalità ma per essere un debut, troviamo una maturità e una padronanza dei propri mezzi da far invidia ai più. Scegliamo tra i 9 pezzi che compongono il platter, “The blessing of death” perché si distacca dalle restanti per maggiori cambi di ritmo e un songwriting sicuramente più vario e personale, con un intro atmosferico che dà spazio ad un andamento nervoso, in stile technical-death, cui fa seguito uno splendido riff che sfocia in un finale sinuoso, tra parti di blast beat, assoli dissonanti e atipica chiosa con stacco e ripartenza in mid-tempo per l’ultima strofa finalizzata da un’ulteriore ripartenza e ulteriore rallentamento...delirio assoluto (ma geniale)! Swedish floridian death metal

8. AT THE GATES – “Through gardens of grief” da “The red in the sky is ours” (luglio 1992)

Svalichiamo il 1991, l’anno d’oro dello SDM e del Death in generale, ed entriamo nel 1992 con gli At The Gates, che sicuramente non hanno bisogno di presentazioni. La band di “Tompa” Lindberg e dei terribili fratellini Björler sono i padrini del Gothenburg-style. Ma se la maggior parte dei metalhead li ricordano per il fortunatissimo “Slaughter Of The Soul”, non sono da dimenticare i tre precedenti full lenght. Qui ci soffermiamo, per lo più per ragioni “anagrafiche”, sul debut, registrato agli ART Studio di Göteborg. Se il sound che ne fuoriuscì fu sicuramente più pulito e meno potente delle uscite coeve registrate ai Sunlight, da un punto di vista compositivo non si può eccepire alcunchè, posto che le architetture sonore messe in piedi dagli ATG, complesse e avvincenti, erano un qualcosa di unico nel panorama death svedese. Meravigliose le interazioni chitarriste tra Anders Björler e Alf Svensson con il giovanissimo Adrian Erlandsson dietro il drum kit che già faceva intravedere il perché sarebbe diventato il batterista principe della futura scena estrema svedese (e non solo…). C’è l’imbarazzo della scelta ma alla fine “cadiamo” su “Through gardens of grief” in quanto perfetto esempio del ATG-style: c’è il “tupa-tupa” che diventerà un marchio di fabbrica, c’è la melodia della lead guitar sui riff assassini di quella ritmica, ci sono cambi di tempo a profusione, assoli torcicollo e stacchi obliqui. E, cosa che amo, una di quelle code di violino che fungono da balsamo sulle ferite inferte (e che verranno perfezionate in modo incantevole dai Dark Tranquillity di “Skydancer”). Imprescindibili...

9. EDGE OF SANITY – “Enigma” da “Unorthodox” (luglio 1992)

E arriviamo a lui, il grande Dan Swanö da Finspång, personaggio chiave per tutto il metal svedese (cui personalmente sarò sempre grato per aver prodotto, tra gli altri, i primi due capolavori degli Opeth). Per me gli Edge Of Sanity sono sempre quelli dell’accoppiata “Purgatory Afterglow”+”Crimson”. Ma quale sorpresa nel riscoprirli nella loro primigenia fase death! Sotto contratto con la Black Mark di bathoryiana memoria, i Nostri dimostrarono che era possibile ottenere il tipico sound corposo swedishdeath anche fuori dai Sunlight. In questo caso ai Montezuma studios. Ma quello che funzionava era proprio il sound complessivo di “Unorthodox”, brutale ma melodico con particolare cura per ogni singolo riff. Benny Larsson (che ritroveremo più avanti anche negli Ophthalamia e nei Pan.Thy.Monium) ci dà dentro che è un piacere mentre Dan dimostrava che era possibile, con risultati eccellenti, anche inserire parti di cantato pulito su una base death (cosa ancora rara all’epoca). “Enigma”, una mini-suite di 7 minuti divisa in tre movimenti, è la top song del disco in cui troviamo organi “liturgici”, toccanti clean vocals (ma quanto ne sa il nostro Dan!), riffoni tritaossa con growling efferato, epici rallentamenti e una spiccata vena melodica dall’evocativo sapore malinconico. Avanguardia

10. HYPOCRISY - “Penetralia” da “Penetralia” (ottobre 1992)

Sunlight, Fredman, Unisound. A questi tre mitici studi di registrazione che hanno fatto la storia della musica estrema in Svezia manca il quarto lato. Ed eccolo qua: i The Abyss Studios di Ludvika. A crearli, altro personaggio decisivo per lo SDM: Peter Tägtgren. “Sembra un abisso”, fu il commento di Peter quando vide per la prima volta il vecchio e oscuro rifugio antiaereo dismesso che sarebbe diventato i The Abyss. Un blocco di cemento con le porte di ferro e qualche stretta fessura per la ventilazione che se non accendevi le luci non si vedeva una beata mazza. Ma da questo rudere sarebbero nati gli studi che avrebbero resi celebri parecchi dischi di SDM. Tra i primi firmatari con la Nuclear Blast, gli Hypocrisy tirarono fuori un debut album massiccio, compatto, potente, dalla produzione superiore alla media, capace di valorizzare il lavoro di tutti i musicisti. Tra i 37’ scarsi del disco, andiamo a pescare la conclusiva title-track, per il semplice fatto che è una canzone in cui furono seminati germi sperimentativi che la band avrebbe sviluppato in seguito con i suoi album più celebri (“The fourth dimension”, “Abducted” e “The final chapter”). Tenebroso intro arpeggiato, con eteree keyboards sullo sfondo…meno di 2’ e poi si scatenano blast-beat, riffone devastante e growling selvaggio di Peter che pare una belva affamata. Poi rallentamento a creare un bridge geniale verso una sezione più cadenzata (voci e rumori demoniaci sullo sfondo…) dai tratti progressive che si fondono in un finale caratterizzato da una continua accelerazione thrashy che aumenta a dismisura fino a spegnersi in uno sfrigolare elettrico…e rimaniamo muti davanti all’…abisso!

11. ENTOMBED – “Left hand path” da “Left hand path” (giugno 1990)

L’abbiamo tenuta per ultima. No…non ce la siamo dimenticata. Semplicemente, abbiamo deciso di metterla in fondo. Perché a metterla all’inizio, ci saremmo subito “bruciati” il meglio. Però attenzione, mi voglio subito esporre: a me "Left Hand Path", l’album, non mi emoziona. Nonostante numerosi ascolti, ho sempre trovato il disco, da “Drowned” fino a “The truth beyond” troppo monotono. Per carità: ben suonato, ben prodotto (del resto parliamo del disco con il Sunlight sound per antonomasia), con riff memorabili e tutto quello che volete. Ma alla fine mi ha sempre dato un senso di legnosità, senza riuscire a distinguere nella mia mente, una canzone dall’altra. A parte lei. A parte la title track. 

“Left hand path” è LA canzone di LHP. E’ LA canzone degli Entombed. E’ LA canzone dello Swedish Death Metal. In assoluto. Non c’è canzone più bella, più perfettamente costruita. E’ l’idealtipo di song verso la quale tutte le generazioni di musicisti svedesi hanno teso. Quelle chitarre ribassate, così crude e aggressive, ma anche così corpose e “grasse”, e la voce di Petrov, gutturale ma sempre espressiva; e la prova di Andersson dietro le pelli, piena di stacchi e legature...per non parlare del basso di Cederlund, sempre udibile e fondamentale nell’economia generale del sound; un “Uffe” memorabile, assieme ad Alex Hellid, anche alla sei corde, capaci di tirar fuori assoli sia thrash/death che classic.

Al di là dei gusti personali, è indubbio che "Left Hand Path" fu IL disco dello SDM, quello più influente e che avrebbe spianato la strada, stilisticamente e commercialmente, all’intera Scena. E che avrebbe portato il movimento fuori dai patri confini, abbattendosi come un tornado sull’universo metal mondiale…

May the evil drown in his source…

Ed ecco il riassunto della nostra cernita: di un’ora (scarsa) di Swedish Death Metal coi fiocchi. Il non plus ultra, secondo il nostro parere, di quanto prodotto in 3 anni appena dai migliori gruppi del sottogenere.

Tracklist compilation Swedish Death Metal by Metal Mirror Blog

“Pure hate” 3’ 27”
“Nocturnal funeral” 4’ 06”
“Before the creation of time” 3’ 48”
“Override the overture” 5’ 15”
“Into the grave” 4’ 07”
“Monument” 2’ 51”
“The blessing of death” 4’ 03”
“Through gardens of grief” 4’ 03”
“Enigma” 7’ 01”
“Penetralia” 6’ 32”
“Left hand path” 6’ 37”

A cura di Morningrise