"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

8 dic 2017

SWEDISH DEATH METAL STORY - Guida pratica in dieci puntate - Capitolo 2: L'ANNUS HORRIBILIS DELLA SVEZIA E QUELL'UOMO SENZA IL QUALE...


Tarda serata del 28 febbraio 1986: il Primo Ministro svedese Olof Palme torna tranquillo a casa con la moglie dopo essere stato al cinema. Qualcuno gli si avvicina furtivamente e lo colpisce con due colpi di pistola alla schiena. L’omicida, a 31 anni di distanza, ancora non è stato identificato.

La Svezia rimane shockata. E perde la sua innocenza, diventando all’improvviso un posto non più così sicuro come si pensava fino a quel momento.

Tre giorni dopo, il 03 marzo 1986, viene pubblicato “Master of Puppets”. E il mondo della musica estrema non sarà più lo stesso.

10 giugno 1986: viene dato alle stampe “Epicus doomicus metallicus” dei Candlemass. La copertina del platter, col suo teschio impalato sulla copertina, rimane impresso nell’immaginario collettivo dei giovani svedesi. E i loro brani cominciano a circolare in heavy rotation alla radio in trasmissioni dedicate al rock.

Abbiamo citato tre date, tre momenti decisivi per il metal estremo in Svezia.

Le conseguenze? Frotte di giovani prendono in mano gli strumenti, stregati da quelle sonorità, e cominciano a fondere la velocità thrash dei Metallica con la pesantezza e la malinconia dei Candlemass.

L’uscita qualche mese più tardi, il 07 ottobre, di “Reign in blood” farà il resto…

Ok, la “miccia” era stata così creata. Ma mancava ancora l’innesco. E l’innesco fu lui…il sig. Tomas B. Forsberg. In arte Quorthon.

Di lui e dei Bathory il nostro Blog ha già parlato diffusamente (ad esempio leggi qui) e non staremo a esprimere concetti già arcinoti e chiari ad ogni metalhead che si rispetti. Quello che possiamo aggiungere è il fatto che i Bathory ebbero un effetto devastante su tutto l’underground svedese. Con lui quello che era stato il rock/metal fino a quel momento venne letteralmente stuprato e le sue prime opere, “Bathory” (1984) “The return…” (1985) ma soprattutto “Under The Sign Of The Black Mark”, disco sì grezzo ma di una potenza devastante, con un’aurea maligna che potremmo definire prot-black, “bucarono” in profondità l’animo e la mente dei giovani kids svedesi, già “instradati” dai fatti sudescritti.

Curioso come Quorthon detestasse profondamente UTSOTBM tanto da portarlo a dire: “non c’è altro disco che disprezzi tanto quanto Under the Sign…[…] il sound è terribile, io canto come un corvo, faccio degli assoli di merda, l’atmosfera è pessima e non c’è niente di buono in quel disco”.

In realtà, prima della meravigliosa svolta viking, quello è l’album più quotato da pubblico e critica della prima fase dei Bathory ma soprattutto fu un’enorme fonte di isparazione per le giovani leve che dal suo insegnamento avrebbero tratto il coraggio di cimentarsi con la musica estrema.

Candlemass, Bathory e thrash americano&tedesco infatti determinarono la nascita di tutto un movimento speed/thrash che già faceva intravedere i prodromi di quello che sarà il vero death svedese. Come massimo esempio di questo movimento andrebbero ascoltati gli Hatred, band di Hedemora, paesello di 7mila anime a nordovest di Stoccolma, le cui demo spaccavano davvero di brutto (tra tutti consigliamo il bellissimo “Welcome to reality” del 1989). Gli Hatred riassumono bene tutto il “processo” evolutivo della musica estrema svedese: i suoi membri provenivano da gruppi hardcore-crust, passarono appunto dal thrash per approdare poi a buonissime, ma sfortunate commercialmente, band death metal (Interment, Centinex, Dellamorte).

Oltre a queste tre, tra le formazioni importantissime ma “sfigate” e troppo in anticipo sui tempi, ed altre magari meno valide ma più fortunate perché riuscirono ad ottenere un contratto con una casa discografica (Agony, Mezzrow, Kazjurol), ci sentiamo di consigliare l’ascolto di qualche demo assolutamente fondamentale, peraltro reperibili anche su YouTube. Parliamo di “Damnations Pride” (1986) degli Obscurity e “The puzzle” (1986) dei Mefisto, probabilmente le due formazioni più valide di quegli anni ma che, come detto, non riuscirono a uscire dall’underground per colpa proprio della mancanza di una scena e, conseguentemente, di luoghi fisici in cui suonare. Ma che, con il loro mix di thrash e aura malefica di stampo bathoriano, non furono mai dimenticate dai gruppi death a venire.

E con questo abbiamo finito le dovute premesse. Ok ok…abbiamo già concluso due post e ancora di swedish death metal giusto l’ombra…

Ma la prossima volta ve lo giuro: cominciamo per davvero…

A cura di Morningrise