"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

5 nov 2017

VIAGGIO NEL METAL AFRICANO: UGANDA, L'ABC DEL METAL


Cosa sappiamo dell'Uganda? In agenzia di viaggi due suore africane si presentano per parlare col titolare, Carlo Verdone, in “Stasera a casa di Alice”

“Noi avere grave rimostrassione da fare: vostra agensia no buona agensia”
“E perché nostra no buona agenzia?”
“Noi venuti da Uganda per incontrare Papa, ma Papa oggi non c'è”
“eeeeh , e dove Papa?”
“Uganda...”

Uganda, paese quasi completamente cristianizzato, una media di 8 figli a famiglia, che però pare sia riuscito a minimizzare l'incidenza di HIV grazie ai consigli vincenti di un programma di prevenzione sanitario chiamato “ABC”, cioè AbstienceBe faithfulCondom, che tradotto significa: Basta trombare! Ok, solo con tua moglie però...E va bene brutto sudicio, ma almeno mettiti il preservativo!
Ora, in Uganda danno retta, in Nigeria hai voglia ad ammonirli, come parlare al muro. Però, mentre in Nigeria non trovano il tempo di fare cose costruttive tipo suonare metal, impegnati evidentemente in altre attività, in Uganda, dovendo passare le serata anche in maniera alternativa, un po' di scena metal è nata.

I Threatening sono una band multirazziale, dal suono maideniano, come ci si attende anche dalla scelta dei caratteri per il logo. I nostri si presentano come “East Africa's Platinum Rock Band”, “Africa's first international rock act”.... quindi la punta di diamante del metal africano. Hanno una strategia commerciale ben collaudata per consolidare questo loro status. Iniziano con un singolo (strumentale), come a far capire al pubblico che non sono lì a buttarsi via per un po' di notorietà, una canzone basta ed avanza per essere al vertice della scena. L'Observer gli dedica un trafiletto, sentenziando che Finalmente l'attesa per la nascita di una scena rock in Uganda è finita! Segue un altro singolo, tratto dal fantomatico lp “Pain” che per il resto ancora dovevano registrare, e poi l'annuncio di un nuovo singolo ("The Ritual") , poi un altro ("Princess of the Night"), poi ancora un altro. Ma qui il colpo di genio...di questi si trovano le copertine, il resto non risulta da nessuna parte.
Un vero peccato, perché in effetti promettenti lo erano, almeno i singoli che esistono. Per gli altri ci sono le copertine, un po' in stile Cradle of Filth, che hanno il pregio, rispetto a questi – e qui secondo me sta l'intuizione – di offrire le stesse suggestioni dei Cradle evitandone però la musica.

I Vale of Amonition (il luogo degli illuminati) sono il gruppo che non ti aspetti. Partono con un demo, ma poi secondo le usanze ugandesi cominciano a rilasciare singoli, un'antologia (che al massimo potrebbe contare su 10 brani, quelli fino ad allora incisi, ma loro scelgono di fare un'antologia di tre brani, di cui due inediti! - quindi due brani neanche sono usciti in forma di demo, e già sono antologici...); dopo di che approdano ad un lp, nel 2013 (quasi tutti pezzi già realizzati), e nello stesso anno non sanno resistere e sfornano una compilation. Un delirio discografico insomma. Ma la musica com'è? Allora, partono come un gruppo satanico, con testi trascurabili, ma una proposta musicale troppo delirante per non essere presa seriamente. Sembrano una sorta di Abruptum del doom. Si definiscono prog-doom. Ricordano anche i Goblin di Profondo Rosso per alcune distorsioni e parti jazzate. Del doom hanno il senso del “rallentamento”: non lentezza in sé, proprio rallentamento, che è la cifra del vero doom. Non si tratta però di doom funereo, piuttosto di quello che utilizza molto anche i “vuoti” sonori, le dissonanze, l'ibridazione dei timbri e degli spunti. La struttura prog è messa al servizio di testi che illustrano storie, per esempio il mondo dell'Antico Egitto, coi suoi segreti e i suoi riti, che hanno fatto la fortuna di gente come i Nile o il mago Anubi. I 12 minuti di “Egypt after the chasm” sono esemplificativi della musica dei Vale, che dichiaratamente hanno i loro punti di riferimento metallici nel doom dai Candlemass ai My Dying Bride, nel prog metal alla Mercyful Fate. Però siamo alle solite con l'Africa: non sono malinconici e lamentosi, ma positivi. Infatti “epic doom” si definiscono anche. In qualche modo i Nostri cercando anche di fare, come si dice, un certo discorso: sembrano alla ricerca di un filo comune tra satanismo, tribalismo ed esoterismo. Un segreto sommerso alla radice della tribalità: “Tribes of the undeground”. Ma se già questo tentativo è ardito, raggiunge decisamente il delirio quando si approda a tematiche sociali come l'omosessualità, in cui i Vale invocano una corretta interpretazione della religione, e non una sua distorsione in chiave omofoba. Satanico-tribalisti che si fanno alfieri dell'ortodossia cristiana.
Musicalmente parlando però, il brano “Dont' tread on me” sul tema dell'omofobia sembra invece raggiungere un buon punto d'incontro tra ritmo tribale, rallentamento doom e chitarrismo metal. Alla fine, una della realtà del metal africano tra le più curiose, e magari anche iniziatori di una soluzione musicale “afro-metal” davvero interessante.

In conclusione, ci eravamo addentrati in Uganda con poche speranze, e in effetti abbiamo trovato solo due gruppi, che però bastano e avanzano.

E mi raccomando, al di là del metal tenetevi stretto il trittico ABC del Ministero della Salute Ugandese.

A cura del Dottore