"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

17 mag 2016

"AVEVANO RAGIONE LORO": ANCORA UNA RIFLESSIONE SULL'AFFAIR AC/DC-AXL ROSE



Abbiamo già avuto modo di dibattere sul tema AC/DC: prima quando vennero fuori i problemi all’udito di Brian Johnson, successivamente quando è esplosa come una bomba la notizia che Axl Rose l’avrebbe sostituito, almeno temporaneamente.


Sulle prime la cosa mi ha ovviamente turbato, perché le due entità sono innegabilmente disgiunte ed è difficile concepirle armoniosamente insieme. Gli AC/DC rappresentano lo spirito più genuino e goliardico del rock’n’roll, i Guns N’ Roses, invece, quello più fighetto ed antipatico. Da un lato un buontempone vestito da scolaretto che da quarant’anni macina i chilometri sul palco sgambettando come un deficiente; dall’altro la star bizzosa per eccellenza, il bel faccino bandanato (oggi ben tirato di lifting) che rapisce i cuori di milioni di ragazze. E poi il “pianeta fica”: quante ne avrà trombate Rose? E quante invece Angus Young? Non si creerà forse un attrito, un imbarazzo di fondo, fra un Rose che fuori dal camerino avrà una fila di groupie pronte a spompinarlo e Young invece un codazzo di nerd stempiati con forfora che si accontentano di un autografo o di una foto insieme? Non proprio un bell’uomo il leader degli AC/DC, in effetti, uno che decise di arruolare il bassista Cliff Williams solo per il suo bell'aspetto, in modo che attirasse anche le ragazze ai loro concerti. Questo all’inizio, ma ora che il successo è arrivato…

Come far conciliare dunque questi due mondi? Ma forse la colpa è solo nostra e dei nostri pregiudizi: noi che probabilmente aderiamo ad un’idea falsata della realtà per cui gli AC/DC sarebbero degli integerrimi e simpatici signori votati al rock ed Axl Rose solo una testa di cazzo bipolare. Ma c’è una cosa che li accomuna: fanno lo stesso lavoro, che poi noi continuiamo a vedere come una passione, ma a certi livelli è innegabilmente un lavoro. Band e carriere artistiche gestite con approccio manageriale. Ed oggi, si sa, nella musica i soldi non si fanno con i dischi (che non compra più nessuno), ma con i concerti. E’ noto dunque che, diagnosticati i problemi di salute del povero Johnson, la necessità di un rimpiazzo si è fatta urgente, anzi urgentissima, perché bisognava coprire le dieci date rimanenti del “Rock or Bust”–Worldtour 2016, altrimenti la band avrebbe dovuto pagare penali salatissime.

Da romantici che siamo, ci saremmo aspettati un comunicato stampa in cui la band, mortificata, dichiarava che avrebbe interrotto il tour per permettere al cantante di curarsi e rimettersi in carreggiata. Ed invece le cose sono andate diversamente: liquidato frettolosamente Johnson (che c’è pure rimasto male), dentro Axl Rose.

E’ facile sparare contro Axl Rose: la sua condotta come professionista è da sempre vergognosa. Gli son bastati quattro, cinque anni di lavoro per garantirsi una pensione d'oro (alla faccia degli esodati!). Bastano dunque pochi anni per accaparrarsi l’eternità ed un posto d'onore nell'Olimpo del Rock? Evidentemente sì (del resto ce lo insegnano anche tanti altri gruppi, dai Doors ai Nirvana) e questo è anche il caso di Axl Rose, sparito insieme ai Guns per anni, ricomparso in una forma psico-fisica imbarazzante ed ancora bandana-munito in un mondo totalmente diverso da quello che lo aveva innalzato e celebrato: un mondo dove l’hard-rock lo trovi più che altro nei musei. Ma bisogna anche mettersi nei suoi panni: ragazzo di strada, di umili origini, abusi nell’infanzia, un bipolarismo conclamato, da zero a cento nel giro di pochi mesi, alcol, droga, successo, tensioni e tutto il resto: chi avrebbe potuto reggere ad una botta del genere? E non è che gli altri Guns fossero proprio degli accorti padri di famiglia capaci di persuadere il “povero” Axl a non darsi troppo agli eccessi. Fatto sta che la carriera dei Guns dopo il successo planetario dei due “Use Your Illusion”, è stata un tragico alternarsi di chiacchiericci, lunghi silenzi ed uscite discografiche di poco conto.

L’esatto contrario di quello che è stato il percorso degli AC/DC, sempre uguali a se stessi, album dopo album, tour trionfali fra un album e l'altro. Con Young che macina imperterrito i chilometri con le sue gambette glabre. Fin quando, ed è fisiologico che così sia stato, l’impianto ha iniziato a scricchiolare: prima l’abbandono per demenza senile del chitarrista ritmico Malcom Young, poi l’arresto e il confino ai domiciliari per il batterista Phil Rudd per possesso di stupefacenti e minacce di assassinio, infine lo scaricamento di Brian Johnson per i motivi che sappiamo. Insomma, tre pezzi su cinque iniziano ad essere una bella gatta da pelare…quale miglior momento dunque per ritirarsi dalle scene?

Ed invece ecco la notizia lampo che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. Lo scetticismo dilagava, le voci di sconcerto echeggiavano per i salotti bene del rock, fin quando il 7 maggio scorso ha avuto luogo a Lisbona la prima serata con Rose a presenziare sul palco insieme agli australiani. La mattina successiva la radio già trasmetteva un estratto di “Rock or Bust” e….cazzo se funzionava, era una vera bomba! La voce stridula e tagliente di Axl si sposava perfettamente al rock granitico degli AC/DC, con qualche sfumatura inedita che non poteva non giovare al sound sempiternamente identico a se stesso degli AC/DC.

Ho dunque pensato a Brian Johnson: ma chi è in realtà Brian Johnson? Brian Johnson è forse un’icona, un’istituzione potremmo dire (un po’ come Mollica e la sua storica rubrica del sabato sul TG1 “Do Re Ciak Gulp”): uno che siamo abituati a vedere in coppola e canotta dietro alle prodezze di Angus Young, uno a cui vogliamo tanto tanto bene e la cui voce è oramai un marchio indelebile della musica degli AC/DC. Ma Brian Johnson non è un cantante insostituibile, non è un Freddy Mercury, tanto per fare un esempio. Anzi, a pensarci bene, la sua timbrica da Paolino Paperino sempre uguale a se stessa è un elemento di ulteriore monotonia ad un sound che già di per sé è (volutamente e in maniera vincente) monotono.

E così la sera vado su Youtube e mi guardo il video intero di “Rock or Bust”. E che vedono i miei poveri occhi? Axl Rose che canta seduto su un trono! Guardo meglio e vedo che non è una semplice trovata scenica, perché il cantante batte il tempo con la gamba destra, mentre la sinistra è dritta e ben distesa. Che ad Axl, nella sua triste vecchiaia, gli sia venuta anche la poliomelite? Mi documento e scopro che in realtà si è rotto un osso del piede. Scopro anche che era già in quelle condizioni il 9 aprile, qualche giorno prima dell’annuncio del suo ingresso negli AC/DC, avvenuto il 16. Dunque Axl avrebbe accettato di aiutare gli australiani già zoppo ed inchiodato ad una sedia? Quando è noto che a cantare seduti si fa una fatica tremenda? E non è che le serate degli AC/DC siano roba da un’oretta e bis…

S’impone così ai nostri occhi un Axl apparentemente più maturo, responsabile, professionista. Perché le date saranno anche solo dieci, e i testi magari glieli faranno scorrere su uno schermo, ma quelle canzoni Axl avrà dovuto comunque impararsele: canzoni che sono mediamente più di venti a serata. Insomma, non proprio una faccenda da ripassare al bar fra un cornetto e un caffè prima di andare a timbrare un cartellino. Certo, bisogna vedere come andrà a finire: il “ragazzo” è imprevedibile e l'attacco di panico è sempre dietro l'angolo. Ma forse il fatto di essere inchiodato ad una sedia può essere un vantaggio: in quelle condizioni è in effetti più difficile prendere il culo ed andarsene di punto in bianco (cosa che Axl ha fatto più di una volta). E se anche ci provasse, sono sicuro che dal backstage sarebbe pronto ad entare in azione un set di canguri pugilatori addestrati dagli AC/DC per impedire ad Axl di abbandonare il palco. Scherzi a parte, non è da escludere che proprio i problemi di deambulazione del cantante abbiano rasserenato i manager nel compiere questa scelta coraggiosa.

Guardando il tutto con sguardo lucido e distaccato, la scena che ci si para davanti agli occhi è surreale: non solo è uno shock concepire Axl Rose in veste di frontman degli AC/DC, ma vederselo oltretutto ingessato è veramente il colmo! Con malcelato orgoglio lo posso dire: solo nel metal possono accadere robe del genere! Ebbene sì, il metal è morto, ma sa ancora dare sorprese, belle o brutte che siano. Peccato che a destarci dal torpore siano sempre le solite stesse vecchie cariatidi di sempre, ma vabbé, l'importante è ricevere sensazioni, avere emozioni, sentire fremiti lungo la spina dorsale. E la scelta di Axl si è quanto mai rivelata azzeccata! Laddove l’ottimo (e magari giovane) cantante “sconosciuto” avrebbe suscitato enormi delusioni o indifferenza nel pubblico pagante, un nome come Rose crea se non altro curiosità. Tutto sta vedere se regge il colpo, ma per adesso pare che il colpo l’abbia retto per davvero!

E quindi avevano ragione loro: non gli AC/DC, non Axl Rose, ma i loro manager, gente scafata che evidentemente sa fare il proprio mestiere. Perché alla fine, noi soliti coglioni, pensiamo che certe idee vengano al pub davanti una birra, tipo: “Ehi, cazzo, sarebbe forte suonare insieme, eh Angus?”. Quando invece è lecito pensare che le cose siano andate diversamente. A Young, innanzi al bollettino medico di Johnson, gli sarà sicuramente presa una sincope. Si sarà dunque immediatamente rivolto al suo manager, il quale a sua volta l’avrà tranquillizzato, sedato e messo a letto baciandogli la fronte e lasciandolo nel buio a digrignare i denti sotto i colpi di una devastante emicrania. Poi ha preso il cellulare in mano, ha scorso la rubrica e ha chiamato chi di dovere per risolvere la maledetta questione.

Dall’altra parte della cornetta c’era il manager di Rose, il quale, innanzi ad una opportunità irripetibile come questa per riabilitare l'immagine del proprio assistito, ha sospirato e ha detto: “Dammi una notte per pensarci”. E’ andato dunque da Axl, l’ha tirato giù dal letto, ha messo su le basi degli AC/DC e gli ha chiesto di cantarci sopra per tre ore di fila. Ogni quarto d’ora Axl iniziava a scoraggiarsi, desiderando di poter tornare a dormire, ma il produttore lo schiaffeggiava puntualmente, intimandogli di continuare, fin quando si è potuto rendere conto che la cosa era fattibile. “Hai presente quello che hai fatto adesso?”, gli ha chiesto alla fine, “ce la fai a farlo altre dieci volte? Solo altre dieci volte davanti al pubblico?”. Axl annuisce, ma non sembra molto convinto, allora il manager lo schiaffeggia ancora e glielo richiede altre volte, finché Axl non lo rassicura gridandolo (e piangendo al tempo stesso).

Non hanno dunque tirato a sorte. A certi livelli non si fanno le cose a caso: prima si valuta la fattibilità di una strategia e poi si passa ai proclami. Nessuno c’avrebbe scommesso una lira, ma alla fine hanno avuto ragione loro: Axl Rose era il miglior rimpiazzo che in due giorni poteva essere trovato. Non è un cantante per gli AC/DC di oggi (che, dopo questa ennesima botta, spero decideranno di andarsene serenamente in pensione), perché per esserlo c’è da essere simpatici e costanti, e Rose non è né l’uno né l’altro. Ma adesso è il cantante perfetto, e se avessi io posseduto un biglietto, mi sarebbe piaciuto poter assistere ad una data di questo strano tour, forse il più sconvolgente mai approntato dalla band australiana negli ultimi venticinque anni di carriera.

Chiudo rivolgendo un pensiero all'ennesima trovata di marketing dei Radiohead, che, proprio nei medesimi giorni in cui accadevano gli eventi sopra descritti, decidevano di sparire da internet. Rispettiamo la band di Thom Yorke per l'elevata qualità dei loro lavori, ma questa loro ultima mossa, sostanzialmente, non sembra essersela filata nessuno. Il fatto è che, oltre alla loro incontestabile bravura, i Radiohead devono il loro successo anche ad un pugno di videoclip molto belli fatti circolare nelle emittenti musicali negli anni novanta: a dimostrazione di come la mente umana, per appassionarsi, per ricordarsi, per configurare i contorni di un mito, abbia ancora bisogno di immagini forti, di messaggi chiari e non dei frammenti intellegibili che schizzano fuori da quella centrifuga impazzita di informazioni che è internet. Quanto a noi, che non siamo poi così sofisticati, non possiamo che entusiasmarci ancora una volta innanzi a questa grande baracconata del rock targata AC/DC-AXL ROSE!