"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

18 feb 2016

INTERVISTE IMPOSSIBILI: MIIKA TENKULA


Il 18 febbraio del 2009, esattamente 7 anni fa, a meno di 35 anni, moriva, stroncato da un attacco cardiaco dovuto a una malformazione congenita, Miika Tenkula, storico fondatore, nonché principale compositore, dei Sentenced.

Miika non è mai stato un personaggio istrionico e di primo piano nel panorama metal mondiale. Ma il successo avuto dai Sentenced è stato talmente grande che per noi di MM l’occasione per fare due chiacchiere col chitarrista della band, scioltasi nel 2005, era troppo ghiotta.

E così siamo andati a trovarlo nell’Aldilà per conversare con lui del passato e del presente. Per avere un suo punto di vista sul metal finlandese di allora e di oggi. E questo è quello che ci ha confidato…

A cura di Morningrise

MM: Ciao Miika, ben ritrovato!
MT: Ciao! E grazie di essermi venuti a trovare. Certo avermi cercato proprio nell’anniversario della mia morte…non potevate scegliere un altro giorno?? Un po’ più allegro!!??

MM: Beh, hai ragione. Però, viste le tematiche che da sempre hanno accompagnato le musiche dei Sentenced non ci sembrava inappropriato venirti a trovare proprio oggi!
MT: Touché…cominciamo pure!

MM: Allora, partiamo dagli inizi. Fine anni ’80: tu e Sami (Lopakka, il primo chitarrista della band N.d.R.). Poi Vesa Ranta…
MT: Beh, cosa mi fai ricordare!! Io, Sami e Vesa venivamo tutti da Muhos, Finlandia del Nord, poco sotto la Lapponia, 8mila anime…logico per noi gravitare su Oulu, dove in un secondo tempo abbiamo conosciuto Tanelj (Jarva, il bassista N.d.R.). Oulu era la città più vicina a Muhos: per noi era come una metropoli! Avevo 15 anni, Vesa 16. Sami appena 14!! Tre pivelli, ma amanti della musica e già con l’idea di formare una band. Si ascoltavano i classici: Iron Maiden, Black Sabbath (alla fine, gira che ti rigira, si parte sempre da lì…), e qualche nuova band che faceva death. Gli Entombed di "Left Hand Path" ad esempio.

MM: Gli esordi dei Sentenced, seppur acerbi, promettevano bene. E all'inizio decidesti di darti pure alla voce…
MT: Ah ah, si che pena! Ma solo in “Shadows of the past”! Poi abbiamo provato anche con Tanelj in “North From Here” e “Amok”, ma non eravamo di certo soddisfatti al 100% della resa…

MM: E così arrivo Ville (Laihiala N.d.R.)..e tutto cambiò!
MT: Beh, si. L’arrivo di Ville cambiò tutto. Per alcuni nostri fan non in meglio, lo so…ma credo che in realtà “Down”, il primo disco con lui alla voce, sia stata la naturale evoluzione di “Amok”. Non ci siamo ammorbiditi o svenduti. Nessuna particolare rivoluzione.

MM: Guarda Miika, inutile che te lo nasconda: per i fan della prima ora il vostro capolavoro è e sarà sempre “Amok”. E non te lo nascondo…pure per me!
MT: Si, si , lo so…anche ai concerti il responso del pubblico quando attacavamo con “The war ain’t over”, “New age messiah” o “Nepenthe” era diverso, più esaltato, rispetto ai pezzi nuovi. Li sentivi proprio che per loro quelli erano i “veri” Sentenced. Ma sai, il successo di “Down” spiazzò anche noi. Non pensavamo di arrivare a certi risultati. Fondamentale fu l’appoggio della Century Media. Per carità, nulla da dire sulla Spinefarm che è un’etichetta seria e professionale. Ma il battage messo in campo per “Down” dalla Century Media ci aprì le porte del successo. E per noi fu fisiologico muoverci su quel sentiero tracciato. Provando di volta in volta a inserire qualche elemento diverso, ma il solco della storia dei Sentenced dal 1996 in poi fu quello. E credo che sia stato giusto e naturale così, in fondo.

MM: Senti, ma mi spieghi 'sta cosa del “suicide metal” che vi hanno affibbiato?? Tu ti sei sempre occupato delle musiche, mentre i testi se li smazzava Sami. E poi anche Ville…non è che è stata un po’ una trovata di marketing? Tutti quei testi su suicidi, cappi, annegamenti, depressione, amori sfigati…magari anche per sfruttare il fisico da bel tenebroso di Ville…(che, per inciso, assomiglia pure a un altro singer “maledetto” del metal: Peter Steele, che di queste tematiche se ne intendeva!)
MT: Guarda, che ti devo dire? E’ una definizione un po’ del cazzo, lo riconosco. Io cercavo di comporre buona musica che soddisfacesse il mio modo di intendere il metal. Certo, c’era una forte vena malinconica in essi e quindi da un lato fu naturale abbinare determinati testi. Ti dirò la verità: non è che mi abbia mai troppo interessato la questione delle lyrics. Piacevano e a me stava bene così. Punto.

MM: Ok, ok. Passiamo ad altro. Che mi dici dello split del 2005? Deve essere stata una brutta botta per te…
MT: Caspita, puoi dirlo forte. Ma i ragazzi pensavano che fossimo arrivati un po’ a un punto morto. Io avrei continuato, ci mancherebbe. Il mercato rispondeva e l’emozione di suonare era sempre grande per me. Non ti dico quell’ultima sera, ad Oulu, davanti alla nostra gente; davanti ai nostri fan finlandesi...i fan della nostra città! Abbiamo suonato una trentina di canzoni, abbiamo richiamato a cantare con noi anche Tanelj…l’emozione è stata enorme, anche sapendo che sarebbe stato l’ultimo concerto assieme.

MM: Già...mi sono visto tutto il DVD di quell’ultima esibizione. …pero??! Che successe??
MT: Eh, però per alcuni di noi ormai i pezzi che componevamo si assomigliavano un po’ troppo. Avevano paura di andare avanti a forza di “minestre riscaldate”. Ma in realtà credo che volessero portare avanti i progetti personali che avevano in testa. Ville era sempre più assorbito dai Poisonblack. E i due Sami (Lopakka e Kukkhovi, il bassista che prese il posto di Jarva, N.d.R.) sono finiti nel progetto sludge KYPCK. Comunque, nessun rancore per loro. Rispetto appieno le loro scelte. E anche dopo la mia morte, il tributo che mi hanno riservato e tutto l’affetto dimostrato testimoniano che eravamo davvero un gruppo d’amici che si volevano bene.

MM: E poi? Come sono stati quei tre anni e mezzo fino al fatidico giorno?
MT. Bah, non ti nascondo che sono stato di merda. Tra il depresso e l’incazzato. Ho cercato di ritrovare la mia dimensione tornando a casa, a Muhos. Ma ormai qualcosa si era rotto in me. Niente sarebbe stato come prima.

MM: Senti, parliamo di cose un po’ più allegre: quei primi anni ’90 in Finlandia. Voi, gli Amorphis…ho sempre amato in voi finlandesi la capacità di dare sempre un tocco folk al vostro metal. Un tratto che vi distingueva dalla massa; che vi rendeva subito riconoscibili.
MT: Eeeh, che periodo! C’era un bel fermento, non solo a Helsinki. Tutta la Finlandia era attiva. E alla grande. E soprattutto in provincia. Non c’eravamo solo noi e gli Amorphis. Pensa anche ai Decoryah. E poi, poco dopo, i Promethean. Eravamo tutti coetanei, tutti pieni di inventiva, con grande voglia di emergere ed esprimere la nostra arte. E abbiamo dato la stura poi alla seconda ondata di metal band finlandesi. Quelli venuti nella seconda metà dei novanta.

MM: Senti, e del c.d. “love metal” finlandese che mi dici? A volte il nome dei Sentenced è associato anche a questa corrente e…
MT: No, no! Ti fermo subito! Non diciamo cazzate. Massimo rispetto per H.I.M., Entwine, To/Die/For e compagnia piagnucolante, ma i Sentenced hanno SEMPRE suonato metal. Certe sonorità “plasticose” e strappalacrime noi non le abbiamo mai proposte…e io non le ho MAI composte! Poi per carità…ognuno trova la propria via…del resto noi orde di ragazzine bavose ed esaltate sotto il palco non le abbiamo mai avute…pazienza!

MM: Si, ok, ok! Non volevo dire questo. Personalmente ti ho sempre considerato un grande compositore di riff metal; non volevo buttarvi nel calderone…senti, allora la scena finlandese oggi come la vedi? Chi hai ascoltato da quando i Sentenced si sono sciolti?
MT: Mah, di band ottime in Finlandia ce ne sono sempre. Penso soprattutto alla corrente folk/vicking, ai Finntroll, agli Ensiferum e ai Moonsorrow. Quest’ultimi li ascolto tantissimo. Devono magari scrollarsi di dosso qualche ingenuità, qualche fronzolo. Ma la sostanza c’è. Sono arrivati un po’ tardi al successo rispetto a noi ma il loro sound, che è già molto maturo, ne ha beneficiato.
Comunque, credo che tutte le band che ti ho citato siano riuscite a mettere assieme metal estremo e sensibilità finlandese con grande gusto e senza riciclarsi. Cosa che ad alcuni gruppi del nostro periodo non è riuscita, purtroppo…

MM: Ci scommetto che ti riferisci ai Nightwish…
MT: Beh, dai, cazzo! Erano una grande band, almeno fino a “Century Child”…poi…ma, guarda, non sono solo loro: gli stessi Amorphis da “Tuonela” in poi non è che abbiano proposto grandi cose o si siano molto innovati, nonostante il reclutamento del nuovo cantante. Joutsen è uno coi controcazzi ma il songwriting secondo me ristagna. E già da un pezzo…

MM: Senti: ti faccio un nome e vediamo cosa mi rispondi…Children of Bodom!
MT: Aaaaahhh, cosa mi tiri fuori! Ho adorato i COB, almeno fino a “Follow the Reaper”. Anche “Hate Crew Deathroll” era più che discreto…però…poi…ecchecazzo! Si sono proprio spenti artisticamente. E continuano a sfornare dischi a cadenza biennale…allora ti dico: meglio fare come noi e sciogliersi!

MM: Ok Miika, il tempo a nostra disposizione è scaduto. Grazie per la tua disponibilità. Sappi che per me è stato alquanto emozionante parlarti. Con la tua musica ci sono cresciuto. Negli anni dell’adolescenza mi chiudevo in camera ad ascoltare i vostri dischi e a cantare i testi delle vostre canzoni (soprattutto dopo le delusioni amorose…). “Broken”, “One with misery”, “Drown together”, “No one there”…e potrei continuare per altri decine di titoli...ma tu sai quanti pianti che mi sono fatto cantandole!!?
MT: Ah ah...beh, non prendertela con me! Vallo a dire a Sami o a Ville! Sono loro i responsabili!

MM: Ok, ok! Giusto. Un ultimo messaggio ai nostri lettori?

MT: Beh, spero che la mia musica abbia lasciato un segno nella vostra anima. Mi basterebbe sapere questo per avere la consapevolezza di aver sfruttato bene la mia vita. E, in questo modo, potreste…Keep my grave open