"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

29 gen 2016

VICIOUS RUMORS, GUITAR HEROES ALLA RIBALTA



I 10 MIGLIORI ALBUM DELLE CULT BAND (ANNI ’80)

1985: “SOLDIERS OF THE NIGHT”

Se c’è un anno che mi ha messo in crisi nella scelta del full-lenght da inserire nella nostra Rassegna sui dieci migliori album delle cult band, ebbene, questo è stato senza dubbio il 1985.

Non perché non ve ne siano stati di importanti o addirittura memorabili. Tutt’altro. Ma perché questi sono stati licenziati da band che non rispondono ai criteri di selezione che ci eravamo imposti metodologicamente nell’Anteprima.

Qualche esempio? In ambito Thrash venivano sfornati capolavori del calibro di “Spreading the Disease” degli Anthrax, “Hell Awaits” degli Slayer e “Bonded by Blood” degli Exodus; il metal classico non era da meno con “On a Storyteller’s Night” dei Magnum, “Noble Savage” dei Virgin Steele e “Walls of Jericho” degli Helloween (senza tralasciare il "Live After Death" degli Iron...); e sul versante estremo trovavamo dischi che avrebbero influenzato enormemente i filoni più duri del Metallo degli anni novanta, come “To Mega Therion” dei Celtic Frost, “Seven Churches” dei Possessed e “Infernal Overkill” dei Destruction. 

A cura di Morningrise

E’ un quadro che dà davvero l’idea della straordinaria vitalità del Metal mondiale di metà anni ottanta (anche la scena Glam viveva un periodo d’oro: avevamo già trattato per il 1985 il bellissimo "The Last Command"  dei W.A.S.P.).

Il problema è che tutte le band citate non possono essere considerate cult. Hanno tutte avuto un grandissimo successo di critica e/o di pubblico. Hanno riempito gli stadi e venduto caterve di copie. Per molti anni. Alcune addirittura per decenni.

E allora a che santo votarsi per una decisione univoca e coerente con i nostri parametri? 

L’ispirazione per la scelta del disco in oggetto mi è stata data dal fatto che, sempre nel 1985, usciva “Marching Out” di Y. Malmsteen. E allora mi sono focalizzato sull’importantissimo ruolo dei guitar heroes nel metal; ed in particolare in quella decade, quando scoppiò il c.d. shredded boom (dal verbo To shred = tagliuzzare, strappare, grattuggiare), cioè la tendenza anche per i chitarristi particolarmente tecnici e con una formazione di studi classici ad entrare, e lì esprimersi, in gruppi di metallo pesante.

Tra questi un ruolo di primo piano l’ha avuto senza ombra di dubbio Vinnie Moore, chitarrista americano classe 1964 che, prima di intraprendere la strada solista già a partire dal 1986, l’anno precedente aveva partecipato a un disco d’esordio di una giovane band. I Vicious Rumors.  

Sotto l’egida dell’ottima Shrapnel Rec. nel disco d’esordio dei V.R. potemmo così assistere a un connubio assolutamente vincente tra lo stesso Moore e il mastermind del progetto, fondatore e unico membro sempre presente nel corso dei decenni di vita futura della band: il tecnicissimo Geoff Thorpe.

E’ fondamentalmente per questo motivo tecnico che abbiamo scelto di includere nella nostra Rassegna “Soldiers Of The Night”, che si attesta sicuramente a livelli altissimi nella discografia del combo californiano. Oltre a godere della presenza del giovane ma già ispiratissimo Moore, SOTN racchiude in sé molto di quello che il c.d. “U.S. Power Metal” poteva esprimere in quel periodo; e cioè un mix unico di influenze maideniane (l’incipit di “In Fire” ad esempio sembra essere stato preso in prestito direttamente da Harris&co), oscurità sabbathiana (ascoltare “March or Die” per credere…) e pesantezza da “Thrash made in Bay Area” (cui geograficamente i Vicious Rumors appartenevano a tutti gli effetti). Veloci bordate da headbanging sfrenato (come la tagliente opener “Ride (Into the Sun)” che parte a bomba, con un ritornello che si stampa subito in testa) si alternano a pezzi più cadenzati ed evocativi, come “Medusa” o la strabiliante title track. 
Già questi primi tre pezzi del disco mettono subito in evidenza il gusto raffinato della scrittura della coppia Thorpe/Moore, le cui qualità chitarristiche controllano l’andamento delle canzoni rendendole piene e cariche senza mai farle strabordare
E questa importante peculiarità verrà mantenuta per tutti i 40 minuti di durata del platter.
Il metal dei Vicious Rumors in SOTN è quindi in definitiva aggressivo, potente ma dal grande gusto melodico, condito da tecnicismi chitarristici in bella evidenza (la sezione centrale di “Blitz the World” è da far rimanere di stucco, per non parlare poi della strumentale “Invader” in cui Moore sfodera tutta la sua preparazione e influenza neoclassica).

Per carità, la formula presentata dai V.R. è un qualcosa che abbiamo già visto, e forse a livelli più alti, con i Metal Church, rispetto ai quali però Thorpe e soci aggiungevano anche una discreta predisposizione glamour, riscontrabile, in quei primi anni di carriera, nei capelli iper-cotonati e nelle pose fascinose e ammiccanti delle foto presenti nel booklet del cd.

SOTN però, pur essendo un album validissimo, a mio parere, rimane un gradino sotto il loro vero capolavoro, “Digital Dictator” (1988), seconda fatica del combo, che potrà godere, oltre che di una migliore produzione, dell’innesto alla voce dell’ottimo (e, ahimè, compianto) Carl Albert che prese il posto del dignitosissimo ma più limitato Gary St. Pierre. Albert fu davvero un cantante di razza, dall’estensione vocale strepitosa e la cui ugola a tratti mi ricorda addirittura quella di un certo Geoff Tate (sic!).
Come detto, con la formazione storica comprendente Carl Albert alla voce e Mark McGee alla seconda chitarra (in sostituzione proprio del dimissionario Vinnie Moore) i Vicious Rumors sfornarono altri album di assoluto valore. Oltre al masterpiece già citato, vanno aggiunti gli ottimi “Vicious Rumors” (1990) e “Welcome To The Ball” (1992) che vanno a formare, ovviamente anche con “Soldiers Of The Night” un quadrilatero fondamentale per tutto il metal americano.

Si, perchè dopo WTTB, la strada per la band divenne particolarmente erta e tortuosa. Già il successivo “Word of Mouth” (1994) virava su sonorità maggiormente panterose, da c.d. groove metal, anche se non venivano del tutto abbandonate le sonorità classiche. 

Ma come vi potete immaginare se i Nostri sono all’interno di questa rassegna, qualche grande sfiga l’avranno pur dovuta avere. La prima in ordine temporale fu la sindrome da tunnel carpale che colpì Thorpe successivamente a un importante tour che i V.R. avevano concluso con i Savatage, e che non gli consentì per parecchi mesi di suonare.  Quella situazione di impasse, seppur momentanea, creò pericolose fibrillazioni all’interno della formazione, tanto da portare all’abbandono dello storico bassista Dave Starr.
Ma l’evento fondamentale che segnò definitivamente la loro caduta commerciale fu la morte a soli 33 anni, avvenuta nel 1995 a seguito di un incidente stradale, di Carl Albert. Con lui alla voce i V.R. avevano trovato la loro consacrazione artistica e stilistica e la sua uscita di scena porterà a un collasso dal quale, nonostante la costante presenza del padrino Thorpe, la band non si riprenderà mai più. 
I continui cambi di line-up ne furono il primo, tangibile segno. Innumerevoli batteristi, bassisti e cantanti si avvicenderanno al fianco di Geoff il quale, dopo il disastro commerciale del periodo groove, cercherà, nell'ultimo decennio, di tornare alle sonorità delle origini, senza però sfondare.

Inutile sottolineare quindi che i Vicious Rumors verranno ricordati giustamente per quello che seppero realizzare nel decennio 1985-1994. La concorrenza all'epoca, come abbiamo visto, era spietata e l'attenzione della critica inevitabilmente si focalizzò sui Big Four. Entreranno di dirittio, anche per questo contesto sfavorevole, nel corposo novero delle c.d underrated band, gruppi di cui il Metal è disseminato.