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31 gen 2016

GENERAZIONE DI FENOMENI: IDOLI E METEORE DEGLI ANNI OTTANTA - JON MIKL THOR



Al vecchio negozio specializzato in metal di Pisa, Gasoline, una specie di autorimessa adibita a negozio, c'erano alcuni dischi che stazionavano perennemente in fondo agli scaffali (all'epoca solo di vinili). Nessuno osava comprarli e i bordi di cartone si logoravano negli anni.

In parte questo si poteva spiegare col fatto che all'epoca i negozi di dischi acquistavano dalle etichette le ultime uscite, senza che ci fosse qualcuno esperto del settore a seguirle e a prevedere il gradimento di pubblico. Si faceva un'infornata di nuove uscite metal sperando di piazzarle sul mercato pisano, anche perché negli anni '80 si tendeva a comprare quel che si trovava, al di là dei gruppi più famosi. Qualcuno di questi esemplari invecchiava negli scaffali, e tutti lo guardavano con sospetto, chiedendosi cosa ci potesse essere di così improponibile.

Uno che ricordo bene era un vinile dei Thor, dai colori accesi dentro i bordi di cartone logorato.

I Thor erano una concept-band, che non è una band produttrice di concept-album, ma una band che nasce da un'idea di immagine. In questo caso un'idea partorita, come recita la biografia wikipedia, dal cervello di Jon Mikl, campione di culturismo. Body rock: ovvero una band composta da musicisti muscolosi, rocciosa nei suoni come nell'aspetto. Inutile dire che il body rock, altrimenti detto muscle rock, o gladiator rock, è un genere che non ha attecchito. Anche perché va detto che alcuni membri della band, giusto per realizzare bene l'idea di fondo, non erano assolutamente muscolosi.

In pieno stile anni '80 si esibivano in costume da guerriero su uno sfondo da pista per disco-music, con faretti colorati, luci psichedeliche e scritte al neon da pizzeria. Inoltre, senza essere un esperto di letteratura mitologica nordica, non credo che Thor avesse il mascara. E neanche l'ombretto.

Mikl, per costruire un personaggio cazzuto, si esibiva in prodezze da circo di una certa originalità: faceva esplodere delle borse dell'acqua calda (sì, quelle che si mettono sui piedi) soffiandoci dentro. E per farlo più efficacemente prima si tappava il naso con una maschera da snorkeling.

Piegava dei tristissimi spadoni finti con le mani facendo perno sulla mandibola, che però proteggeva con un tovagliolo per non rovinarsi i denti. Infine agitava con un mano un martello di gommapiuma mentre con l'altra impugnava il microfono.
Insomma, roba che chi si dà fuoco alle scorregge in confronto è un eroe a cui intitolare una piazza.

L'immaginario dei Thor era un insieme di suggestioni da primi videogiochi del genere “Invasione Aliena”, film fantastico-avventuroso, e feticismo pelle-e-borchie. Per farvi capire di cosa stiamo parlando, vorrei rammentare la favolosa ascia bipenne di materiale riflettente che diventava multicolore sotto i faretti del palco. O anche le borchie chiodate sproporzionate che utilizano i gruppi-fumetto tipo Lordi o Gwar.

Se i Thor si prendessero sul serio o meno non è dato saperlo, ma forse il modo più giusto di intendere la loro proposta era quello dell'exploitation: inserire elementi d'immagine che richiamassero vagamente e superficialmente un immaginario guerriero, per mettere questo al servizio di una musica accattivante nelle sonorità, ma piuttosto vacua nella composizione. A differenza dell'explotation, però, in cui l'elemento “sfruttato” è presentato con serietà, i Thor erano caricaturali. E a differenza dei artisti caricaturali, prendevano seriamente la loro caricatura.

Non saprei in quale altro modo descrivere il video di “Keep the Dogs Away” in cui Thor compie imprese da dog-sitter, reggendo i guinzagli di una dozzina di cani incazzati che lo trainano.

In quanto a musica, di idee non ce n'erano e quindi ci si deve accontentare di poco se si vogliono ascoltare i Thor. Il chitarrista strapazzava un po' la chitarra, salvando il salvabile dal vivo, ma i pezzi erano heavy rock riempitivo, di grana grossa.

Gasoline poi chiuse e fu rimpiazzato da Wide Records. Il disco dei Thor quasi sicuramente finì in un mercatino dell'usato come sacra reliquia degli anni '80, in attesa che qualche ignaro collezionista ne fosse attratto. Perché l'idea di aver scoperto un vecchio gioiello dimenticato è una tentazione non da poco. Mi sa che un giorno, nonostante questo articolo, finirò per raccontare a me stesso che sono stati una pietra miliare del metal e lo comprerò io.

Ma non ho avuto neanche questa soddisfazione: anche se i grandi geni vengono spesso apprezzati solo dopo la loro morte, Jon Mikl, non fidandosi di essere celebrato postumo, ha voluto alla fine riproporre i Thor nel 1997, ma non prima di aver rinfrescato la memoria al pubblico con la raccolta dal terrificante titolo "Ant-Thor-logy".

Che disdetta, proprio quando poteva diventare un mito!


A cura del Dottore

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