"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

25 nov 2015

RECENSIONE: ARMORED SAINT "WIN HANDS DOWN"


Non c'è via di mezzo: o avverti subito il fascino degli Armored Saint oppure non te ne innamori più. Hanno pochi fans, fanno quasi sempre il gruppo spalla nei live, le loro vendite non cambiano l'economia della musica, ma chi li adora è preda di un amore viscerale che non conosce compromessi. Così quando esce "Win Hands Down" c'è chi grida al capolavoro e chi non sa nemmeno che genere aspettarsi... 

Come coloro che amano i bonsai e vanno a cercare l'esemplare unico, magari passando giornate intere a tagliare i rametti sotto lo sguardo incredulo di amici che si chiedono cosa ci sia di così straordinario. Allo stesso modo i fans degli Armored Saint vivono il loro rapporto con questo gruppo in modo geloso, come se li avessero scoperti loro, come se ci fosse un diamante grezzo da custodire nella tasca interna della giacca.

Io mi sono avvicinato agli Armored Saint al contrario, cioè attraverso gli Anthrax che chiamarono John Bush come cantante nel lontano 1992, ma non sapevo chi fossero prima di quel momento. Il colpo di fulmine con la voce di Bush e di conseguenza il gruppo fu immediato, non solo per il tono o la grinta ma soprattutto per la personalità con cui interpreta pezzi heavy o thrash metal.
A ritroso ho comprato così la discografia degli Armored Saint e ho trovato dischi di qualità, mai banali e coraggiosi. Mescolano heavy, blues, thrash metal e soluzioni progressive comandate dal bassista Joey Vera (ex Fates Warning). Il mix che ne viene fuori è unico per groove, ma anche feeling tra i componenti del gruppo. Sporco heavy di classe, senza paura di rendere farraginose o contorte alcune canzoni con cambi di tempo che non ti dicono niente, ma alla fine ammetti dentro te stesso che li apprezzi.

Il precedente "La Raza" del 2010 non mi aveva entusiasmato, perché dopo il grande ritorno dieci anni prima con "Revelation" mi aspettavo un discone che invece non è stato, ma ora torniamo a livelli ottimi. Si appesantisce il suono e la carica dei nostri è coinvolgente, ma come sempre va amata profondamente la voce di Bush per sentirli parte delle nostre orecchie.
Il disco ha suoni pesanti, forti e in macchina mi sono scoperto anche a fare headbanging da solo più volte (vedi la titletrack o "Mess"). Poi ci sono momenti più dolci come la ballad "Dive", però lo sprint che hanno dentro è sempre coinvolgente e dove fallisce il ritornello, indovinano la strofa o un ritmo pieno di energia.
Ogni canzone ha qualcosa di bello dentro, ma non vogliono attirare l'attenzione o essere pacchiani con orchestrazioni o colpi di teatro, gli Armored Saint sono heavy duro vecchio stampo che nasconde molto di più di quello che pensiamo.

Non c'è da convincere nessuno a comprare questo album, perché chi lo deve avere già ce l'ha e a tutti gli altri non interessa averlo. Scegliete voi da che parte stare...

Voto: 7.5
Canzone top: "In An Istant"
Momento top: solo e strofe in "Muscle Memory"
Canzone flop: "Up Yours"
Dati: 9 canzoni, 51 minuti
Anno: 2015
Etichetta: Metal Blade