"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

8 ago 2015

CLASSIFICA: I MIGLIORI DIECI ALBUM NON-METAL FATTI DA BAND/ARTISTI METAL


I MIGLIORI DIECI ALBUM NON-METAL DI BAND/ARTISTI METAL
Anteprima: Oltre le Colonne d'Ercole del Reame del Metallo...

Una volta Dino Cazares (Fear Factory) disse che l'Heavy Metal è il genere più bello del mondo perché nel metal puoi fare quello che vuoi: puoi prendere qualsiasi cosa e buttarci sopra due riff di chitarra ed uscirtene comunque con un pezzo heavy metal.

Ma se quei due riff di chitarra venissero a mancare?


Nel mondo dell'arte svariati sono stati i passaggi, anche bruschi, da un comparto stilistico all'altro. A qualcuno è riuscito bene, ad altri meno. Facciamo un esempio cinematografico: se David Cronemberg è riuscito ad approdare in modo credibile al genere drammatico con film come “M. Butterfly” e “Crash”, partendo dall'horror/splatter delle sue prime pellicole (citiamo a titolo esemplificativo “Il demone sotto la pelle”, “Rabid – Sete di Sangue” e “Brood – La covata malefica”), difficilmente un passaggio analogo ce lo potremmo aspettare da un regista pur dotato come Dario Argento, indubbiamente maestro nel suo campo, ma privo di quella sensibilità che gli permetterebbe di travalicare in modo credibile i confini del thriller/horror.

Strano ma vero, anche nel rozzo, ottuso, rigido e dogmatico mondo del metal qualcosa del genere è accaduto. Nel rozzo, ottuso, rigido e dogmatico mondo del metal, invero, ci si imbatte spesso in strabilianti evoluzioni consumate da band che nel corso della loro carriera hanno saputo cambiar pelle diverse volte. Molte, continuando a razzolare all'interno del recinto del metallo; altre, saltando lo steccato per muoversi libere in lungo e in largo nelle vaste praterie del non-metallo.

Vi sognereste mai una indie-rock band che un giorno si mette a suonare death metal? Eppure nel rozzo, ottuso, rigido e dogmatico mondo del metal salti di questo tipo si sono verificati spesso, ovviamente in senso inverso. E' il caso, per esempio, dei tedeschi Atrocity che con un sol balzo son piombati dal death metal al folk! Nel 1995 vide infatti la luce l'EP “Calling the Rain”, una gemma acustica che traeva ispirazione direttamente dalla tradizione folcloristica nord-europea. Con il prezioso, anzi indispensabile, contributo di Yasmin, sorella del cantante Alex Krull, il quale, da parte sua, fu in grado di sfoggiare una bella voce pulita, forte e tenorile: praticamente un'altra persona, se si pensa al Krull aspro e gutturale degli album appena precedenti (improntati su un feroce death metal, solo qua e là venato da quella verve sperimentale che caratterizzerà il corso successivo della band). Ce lo vedete, del resto, un Peter Gabriel che si mette a cantare in growl? Un Eddie Vedder alle prese con uno screaming agonizzante nel bel mezzo di una ballata dei Pearl Jam?

Dunque una band death metal che si mette a fare folk: sorprendente, no? Ed invece non ci stupiamo per niente: il calderone del metal estremo sarà negli anni a seguire una fucina incontenibile di band che intraprenderanno incredibili mutazioni, laddove i generi classici (hard, heavy, thrash) rimarranno spesso ancorati ai loro stilemi originari. Il gothic/doom metal, in particolare, presterà il fianco alle evoluzioni più disparate. L'emblema di questo movimento sono niente meno che i padri fondatori del genere, i Paradise Lost, che, lo diciamo fin da subito, non includeremo nella nostra classifica. E non perché li riteniamo al di sopra delle parti, anzi....

La parabola artistica degli inglesi è stata del resto esemplare: le recrudescenze doom/death dei primi album (“Lost Paradise”, “Gothic” e “Shades of God”) si dissolveranno già con la bella accoppiata “Icon”/”Draconian Times”, in cui i Nostri si sposteranno su un metal decadentista dalle suadenti melodie. Una spinta evolutiva che espellerà direttamente fuori dal metal la band di Nick Holmes e Gregor Mackintosh, prima con l'album di rottura “One Second” (con cui si abbraccia per la prima volta il paradigma elettronico, pur lasciando alle chitarre spazi importanti) e poi, definitivamente, con “Host”, in cui i Nostri oramai si dedicheranno ad uno scialbo synth pop in stile Depeche Mode.

Decidiamo di escludere i pur fondamentali Paradise Lost per un semplice motivo: secondo noi, al di là delle buone intuizioni e del coraggio dimostrato, non hanno vinto la scommessa. E' brutto vedere una band illuminata ed intraprendente, composta da onesti musicisti, con un chitarrista strepitoso, un cantante carismatico e dal sound fortemente incentrato sulle chitarre, svilire le proprie potenzialità in un prodotto dalle ambizioni nemmeno troppo velatamente commerciali: un prodotto che, dal punto di vista dei contenuti, perde personalità andando a scimmiottare il ben superiore estro dei Depeche Mode. No, “Host” non ci piace e, sebbene appartenga indubbiamente alla categoria, non è sicuramente da includere fra i dieci migliori album non-metal prodotti da band o artisti metal.

Purtroppo i Paradise Lost non saranno l'unico esempio chiamato a rappresentare lo schianto rovinoso di una band metal anche valida contro il terreno ostico del pianeta non-metallico. Ma è anche normale che sia così: ve lo immaginate un pugile che si improvvisa ballerino? Mike Tyson in tutù? Sono mondi diversi, in cui si richiedono professionalità e sensibilità diverse. Come probabilmente i Radiohead non saprebbero da dove partire per tirare fuori un disco black metal, in molti nel metal non conoscono quelle accortezze, soprattutto attuabili in sede di produzione e mixaggio, che rendono un album non-metal ben confezionato, o perlomeno passabile. Il metal è spesso dotato di ottimi musicisti, ma gli manca (giustamente) il raffinato sound-designer, il cantautore ispirato, il produttore che sa come deve suonare un album non-metal. Se poi il dotato chitarrista si mette a pasticciare con tastiere e campionamenti, se l'urlatore di professione, specializzato in growl e screaming, arranca dietro a melodie pop, capiamo come non sia affatto facile sfilarsi gli anfibi ed indossare i tacchi a spillo, buttarsi in pista e ballare (il tango).

Ma perché allora il metallaro decide, ad un certo punto della propria esistenza, di spingersi ostinatamente oltre le Colonne di Ercole e perdersi in mari a lui ignoti ed incomprensibili? Escluderei, almeno per quanto riguarda la maggior parte dei casi, motivazioni di ordine esclusivamente commerciale (diciamolo: spesso uscire dal metal, che ha il suo zoccolo duro di incalliti acquirenti, non conviene!). Sana e spassionata voglia di sperimentare? E' possibile: il mondo “fatato” al di là del recinto pieno di orchi e cinghiali è ricco di lusinghe, sia per chi suona che per chi ascolta. Se spesso i prodotti non-metal partoriti dal metal non possono in nessun modo, per vizi intrinseci, rivaleggiare con i padroni di casa del genere di volta in volta scelto, rimane un'esperienza entusiasmante (se non altro per l'effetto sorpresa) osservare la mutazione imprevista, il goffo strisciare, di certe creature a noi care in contesti inediti. Anche se poi, si sa, per sua predisposizione, tradizionalmente il metallaro medio limita i propri ascolti non-metal a pochi nomi: Pink Floyd, Queen, Depeche Mode i più ricorrenti.

E non è un caso che, almeno inizialmente, questo processo di evoluzione/evasione si sia sviluppato principalmente lungo queste direttrici (gli imponenti paesaggi sonori di “Wish You Were Here”, la verve teatrale, la profondità psicologica, la complessità narrativa di un “The Wall”, l'enfasi operistica e l'imprevedibilità di brani come “Bohemihan Rhapsody” ed “Innuendo”, le fascinose ed oscure atmosfere di album come “Violator” e “Songs of Faith and Devotion”). Ma solo inizialmente, perché il metal non ha saputo solo aggeggiare in direzione psichedelia, prog e dark-wave, ma ha saputo anche spaziare in ambito ambient, elettronica, trip-hop, post-rock, alt-rock, kraut, shoegaze, dream-pop, cantautorato ecc. Ed è da quelle parti che ci dirigeremo con la nostra rassegna!

Abbassate dunque il volume del vostro stereo e gettatevi in questa surreale danza di elefanti in gonnellino...

X) Steve Von Till - "A Life Unto Itself

10) Opeth - "Damnation
9) Alcest - "Shelter
8) Mortiis - "The Smell of Rain
7) Wolves in the Throne Room - "Celestite
6) Antimatter - "Lights Out
5) Katatonia - "Discouraged Ones
4) The Gathering - "How to Measure a Planet?"
3) Tiamat - "A Deeper Kind of Slumber
2) Anathema - "Weather Systems
1 - a) Ulver - "Kveldssanger
1 - b) Ulver - "Perdition City
1 - c) Ulver -  "Shadows of the Sun