"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

20 lug 2015

I 10 MIGLIORI CONCEPT METAL ALBUMS DI TUTTI I TEMPI


Se mi specchio ed ascolto questo disco, mi vedo metà uomo e metà robot...
Rumori industriali, strani movimenti meccanici in una terra dove l'uomo sembra essere sventrato da ogni emozione e ridotto ad un surrogato di ogni essere robotico. Al settimo posto della nostra Classifica sui migliori Concept Metal Albums di tutti i tempi si piazza un disco che, senza timore di smentita, sarà uno dei più influenti nella musica alternativa estrema. 

7° POSTO: FEAR FACTORY "DEMANUFACTURE"

Ogni brano di questo Concept Album racconta un episodio della vita di un uomo che cerca di liberarsi dal potere delle macchine, ma attraverso una lotta quotidiana dentro un mondo cibernetico e soffocante.
Le vere influenze della storia di "Demanufacture" sono da ricercare nella letteratura di Asimov e nella fortunata serie di film "Terminator" che nel 1991, quattro anni prima dell'uscita di questo disco, aveva già raggiunto il suo secondo capitolo cinematografico. 
Pur essendo infatti una storia originale inventata dai Fear Factory si respira la stessa atmosfera dei libri di fantascienza e della pellicola di James Cameron, perché il mondo popolato da robots e cyborg del film sembra lo stesso dove si ambientano i riff di Cazares e la batteria di Herrera.

La rivoluzione musicale si compie dalle prime note e, ascoltando con attenzione le tracce a distanza di venti anni, riscopro il nocciolo di tutto il Metal che verrà. Attraverso questo Concept l'atmosfera industriale e claustrofobica fonda un nuovo modo di concepire la musica estrema che, pur ispirandosi a Sepultura e Pantera, li supera dal lato più pulito della strada. 
Il vero colpo geniale sta nella produzione che esalta il suono preciso, meccanico, futuribile, asettico e che dal 1995 influenzerà una miriade di gruppi in modo indelebile (ad esempio è possibile immaginare i Meshuggah senza questo album?).
Per non parlare della voce pulita alternata al cantato rauco di Burton C. Bell che, ancora oggi, resta un esempio programmatico del passo in avanti che i Fear Factory hanno fatto fare al metal tutto!
La precisione quasi disumana, fredda e asettica delle ritmiche si sposa con la voce di Burton che, come fosse per metà robot, ci accompagna nelle viscere di questo disagio industriale attraverso "Replica" o "Self Bias Resistor" o "New Breed" che sono archetipo di un mondo che verrà, previsione di un futuro spiacevole che ancora non è arrivato su questa Terra.

Non posso credere che i lettori non abbiano mai sentito questo lavoro, perché allora non solo non abbiamo un pubblico competente, ma non abbiamo proprio un'utenza adeguata! I Fear Factory diventano i paladini di un thrash tecnico, oserei dire cyber, ma ne restano prigionieri perché sono umani (forse) ed il prodotto non è replicabile come una macchina.

Forse non se ne rendevano conto questi ragazzi statunitensi, ma con questo album stavano lasciando alle spalle il vecchio e come dei cyborg inconsapevoli si distaccavano dal mondo reale per vivere in un universo parallelo da dove salutare gli altri poveri mortali: "Hasta la Vista, Baby!"

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