"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

20 apr 2015

LA COSA CHE NON DOVEVA ESSERE: I MORBID ANGEL E I LORO AMICI IMMAGINARI - PARTE I


L'ondata di interesse per il satanismo e l'occultismo degli '90 attinse a piene mani dall'universo di H.P. Lovecraft e i suoi “altri dei”, altrimenti detti Grandi Antichi, dai nomi incerti e soggetti a variazioni. Questo pantheon anarchico, non verticistico, rappresenta una minaccia profonda e incombente, senza una precisa storicizzazione delle sue comparse e dei suoi interventi sul mondo e il suo obiettivo ultimo sembra essere un fine continuo e dinamico, più che una apocalisse unica. L'isola in cui, nella morta città di R'yeh, dimora il morto Cthulhu, emerge periodicamente per produrre perturbazioni nelle menti degli uomini, e poi si inabissa di nuovo. La promessa: “Non è morto ciò che in eterno può attendere; e con il passare di strane ere anche la morte potrebbe morire” è un dubbio sull'intera stabilità dello spazio-tempo così come lo conosciamo. Questo principio di caos dalle molte facce è un orrore cosmico, “the thing that should not be”, qualcosa che il pensiero respinge e teme e le sue sembianze corporee, per quanto suggerite e ipotizzabili, sfuggono all'immaginazione.



I Grandi Antichi fanno capolino con "Ride the Lightning" dei Metallica, ma poi arrivano al gran completo tra Florida e Svezia un decennio dopo.

I Morbid Angel in particolare li reclutano tutti e li invocano collettivamente, insieme ad altre divinità sumere nefaste, come Tiamat, l'abisso marino Absu e il buon vecchio Pazuzu, in USA dai tempi dell'Esorcista; nonché il misconosciuto Ninnghizzidda (sumero o siciliano?).
Queste forze alleate sono considerate ulteriori incarnazioni del demonio (come se già non avesse abbastanza nomi) e rinnovano e rimpinguano la tradizionale squadra satanica come gli stranieri in una squadra di calcio.

Il chitarrista stesso dei Morbid Angel prende il nome di Azagthoth, in verità un pacifico dio dei sogni. Clamorosamente assente il "caos strisciante", Nyarlathothep. In effetti dovessi muovere una critica all'interpretazione del pantheon lovecraftiano, i Grandi Antichi dello scrittore erano abitanti di una dimensione parallela, un cosmo sommerso e i sogni erano la porta per conoscerli. Orripilanti e repellenti, ma si facevano sostanzialmente i cazzi loro se nessuno li andava a evocare o stanare.

I Morbid Angel li fanno diventare bellicosi e anticristiani, connotato assolutamente arbitrario rispetto alla versione originale, accomunandoli agli angeli caduti in cerca di vendetta. Non sono solo i Morbid Angel che apportano modifiche alla mitologia lovecraftiana: ad esempio i Deicide scrivono un testo sugli Antichi in cui li definiscono come coloro che sono morti ma “costretti” a vivere in eterno (are dead but must live on), mentre il concetto originario è che si tratta di entità morte, ma che possono attendere in eterno ("it is not dead what can eternal lie").
La loro non è una condanna, ma un'attesa (sono i “liers in wait”, coloro che giacciono in attesa), ragion per cui il loro ritorno non avviene in maniera polemica contro alcuna divinità che li sovrasta e li costringe all'esilio.

Insomma, con questo esercito eterogeneo alle spalle i Morbid Angel si propongono come un gruppo di orientamento occulto-satanista. Uno dei membri fondatori, il batterista Mike Browning, lascia il gruppo per dar vita ad un progetto più d'avanguardia, i Nocturnus, ma anch'essi inizialmente di impronta satanica. Il batterista che lo sostituisce (Pete Sandoval) si convertirà al cristianesimo dopo aver segnato il tempo a blasfemie inaudite per anni e anni, e riterrà opportuno uscire dal gruppo. Il tasso satanico sarà mantenuto dal ritorno di Dave Vincent, ufficialmente affiliato alla Chiesa di Satana.

I Morbid Angel procedettero per qualche anno con un death metal innovativo, che fu chiamato death-grind per gli stacchi velocissimi e includeva tutti gli elementi canonici, dalla doppia cassa ai rallentamenti ed agli assoli sfrigolanti. E due elementi che sinceramente mi paiono ancora oggi poco riprodotti, e quindi peculiari. Il primo erano i riff con finale ad effetto “riavvolgimento nastro” che quindi si attorcigliavano su se stessi con una sorta di “nodo” finale più acuto e che ricordavano lo stile dei Possessed di “Seven Churches”. L'altro elemento era l'ipervelocità della batteria accoppiata ad una ritmica mid-tempo, evidente ad esempio su “Fall from Grace”. La batteria a volte lineare e a volte “errante” di Sandoval completava il quadro.

In effetti queste soluzioni stilistiche rendevano abbastanza bene il carattere strisciante, le geometrie non euclidee del cosmo dei Grandi Antichi, mostri di cui si scorgevano le code, i tentacoli, i denti, ma mai il volto intero, la conformazione, le dimensioni. La musica dei Morbid era quindi una costruzione irregolare che stava in piedi per equilibri precari, ma volontari, una “cosa che non dovrebbe esistere”.

E invece, almeno per tre dischi, è esistita.

(continua.....)

A cura del Dottore