"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

8 apr 2015

BLACK METAL ANTI-ISLAMICO, ALTRO CHE PRIMAVERA ARABA!

Il black metal è scontatamente anti-islamico, sta di fatto che non sbraita contro religioni minoritarie, ancorché prepotenti in quanto monoteistiche.
Il black metal anti-islamico è quindi prerogativa di artisti “islam-based”, ovvero originari e operanti in territori di religione ufficiale islamica, o in alternativa ad appartenenti a comunità di immigrati a prevalenza islamica. Tagliamo quindi fuori tutti quei gruppi che trattano di miti e tradizioni arabe ma senza una esplicita posizione anti-islamica; e anche sfuriate anti-islamiche estemporanee da parte di gruppi occidentali, di etnia a volte ignota, come i misteriosi Taghut, che scelgono come nome la parola “eretico” in arabo ma hanno nel logo due croci rovesciate, un 666, risultano di New York, uno potrebbe anche essere di discendenza italiana, ma si dilettano in finezze tipo “Eiaculate on the holy Quran”.

Si possono mettere in fila alcuni nomi di supposta provenienza araba: Janaza e Seed of Iblis (Iraq), Halla (Iran), Tadnees (Arabia Saudita), Ayat (Libano), Al Namrood (“i non credenti”, Arabia Saudita), False Allah (Barhain), e i misteriosi e recentissimi Mother of the deceast (che propongono addirittura un brano in risposta alla strage di Charlie Hebdo).
La effettiva autenticità di queste creature mediatiche è stata messa in dubbio sulla base di alcuni dubbi fondati, ovvero l'impossibilità di fare propaganda anti-islamica in territori sotto il controllo islamico, oltretutto una forma di propaganda che non riguarda una fazione o il fondamentalismo, ma i principi e la pratica della religione musulmana in quanto tali.
A sostegno di questi dubbi il fatto che alcune foto dei membri dei Seed of Iblis, compresa quella della due donne-membro (perdonate il gioco di parole) sono in realtà fasulle. L'aura di mistero sconfina quindi con il sospetto che si tratti sì di black metal anti-islamico, ma forse non realmente operante nei paesi dichiarati.

Il sito della Legione Anti-Islamica si presenta come un circolo artistico-ideologico a cavallo tra Arabia Saudita, Libano e Iraq e Barhain da personaggi che ricorrono talvolta in più progetti (anche geograficamente diversi!). Nelle recensioni si commenta comunque che potrebbe essere un semplice espediente per mascherare le proprie identità senza produrre materiale identificabile, ma riciclando foto (capovolte orizzontalmente però) di altri.
Sul piano musicale, ci si aspetterebbe di trovare esotismi sonori di folk orientale, “arabeschi” su fondo black e testi in arabo. Almeno così, sperando in un elemento caratterizzante in più.
Alcuni di questi prodotti sono veramente di bassa qualità sonora, e potrebbero benissimo essere nastri registrati dai vicini di casa in vena di denuncia per disturbo della quiete condominiale. Altri sono dei brani di punk a-la Impaled Nazarene (un membro degli Ayat è tale Mullah Sadogoat, tanto per intenderci...), in cui il black è compatibile con la voce e poco più, ma che potrebbero diventare dei discreti successi per l'Estate in discoteca, come “Blaspheme Muhammad's Name”. Più ipnotica ma potenzialmente danzereccia anche la prima parte di “No Islam” dei Seed of Iblis. Non male invece la cura per alcuni dei logo e le copertine, ricordiamo il fungo atomico sulla Mecca o un Eros messo in Croce.

Sono i Seed of Iblis gli unici che si elevano sopra la media, e che hanno appunto quegli elementi di cui accennavamo sopra a renderli distinguibili. Intanto nenie da moschea, linee di piffero arabo e di piano dal sapore folkloristico. Discreti tappeti di black, che alternano blast beat a ritmi intermedi. Decisamente da ascoltare. Testi prevedibili e essenziali, unica nota alcune citazione del Corano.
La presentazione dell'Islam mette al centro l'elemento della costrizione, della dogmaticità ottusa, ma introduce anche alcuni spunti sulla persecuzione dei più deboli sotto copertura religiosa, e sul terrorismo come inevitabile dimensione politica e propagandistica di un monoteismo basato su menzogna, umiliazione dell'uomo e impurità spirituale.
Una menzione alla copertina degli Ayat (Six years of dormant hatred) che raffigura un Cristo schiodato dalla croce in favore di un Eros maledetto da un o sconvolto e barbuto Imam, con accanto un attonito maiale. Parrebbe di capire che i nostri se la prendano con la mortificazione dell'uomo ad opera di sporchi sacerdoti, che si contrappongono al maiale salvo poi risultare ancor più mostruosi. Ottima sintesi, questo dipinto, di anti-cristianesimo e anti-islamismo, di cui al momento ignoro la paternità.

Mentre quindi il mondo cerca di fronteggiare le cosiddette derive estremistiche tendendo una mano all'Islam moderato, questi figuri ci danno la soddisfazione di proporre una visione diversa, in cui la base del monoteismo è la base dell'intolleranza e della violenza ideologica, oltre che la scusa per i più bassi istinti di prevaricazione e di spoliazione degli altri.

A cura del Dottore